Quelli che la tecnologia…ma con ritegno!

Nel febbraio del 2010, al Dice summit di Las Vegas, Jesse Schell – uno dei più noti game designer statunitensi – ha pronunciato per la priva volta la parola gamification. Il neologismo nasceva dalla necessità di rappresentare l’uso fatto all’esterno del mondo di giochi e videogiochi, di simboli prettamente attinenti a quel contesto. E chi ne faceva questo uso? Chiunque volesse creare fidelizzazione attraverso meccaniche ludiche. Richiamo al gioco e ai suoi gadget, come strumenti capaci di stabilire immediato contatto con il destinatario del messaggio, per coinvolgerlo nella propria attività attraverso una simbologia in grado di rimandare al divertimento, all’interazione e alla risoluzione di problemi.

La gamification è stata recentemente citata dalla psicologa del MIT Sherry Turkle, nel presentare la relazione tra l’ossessione per lo smartphone e l’epidemia di obesità. Il campo da gioco della ricerca (tanto per usare un po’ di gamification anche noi) sono gli Stati Uniti d’America, dove la cultura alimentare, evidenzia Turkle, è stata influenzata da una comunicazione e da un eccessivo impiego di zuccheri aggiunti e altri prodotti chimici, allo scopo di dare una continuità innaturale al nutrimento. Questo ha portato all’attuale percentuale del 36,5% di americani clinicamente obesi.

La stessa deriva, la psicologa del MIT la individua nell’atteggiamento che i produttori di tecnologia hanno nei confronti dell’utenza. Molti sintomi e stati emotivi dell’obesità, vengono ricondotti da Sherry Turkle alle persone affette da un uso ossessivo dello smartphone, e alla base di questa esasperazione d’impiego, Turkle individua le simili strategie di comunicazione tra l’industria alimentare e quella della tecnologia. Altro punto in comune evidenziato dalla psicologa, il fatto che la percezione di sapori dolci e salati, stimoli i medesimi centri di ricompensa sollecitati dalle notifiche dello smartphone. La sintesi di Sherry Turkle è che, come il cibo ricco di zucchero, anche la tecnologia è diventata troppo potente per il cervello umano.

La gamification, i video in riproduzione automatica e lo scrolling infinito delle pagine, sono alcune delle tecniche che Sherry Turkle, citando l’ex Design ethicist developer di Google Tristan Harris, indica come strumenti in uso per trasformare una consultazione di un momento, in un’intera ora spesa davanti allo smartphone.

La rivoluzione è cominciata nel 2007, con il lancio del primo iPhone: “today, Apple is going reinvent the phone”, disse Steve Jobs presentando al mondo il primo gadget tutto schermo a marchio mela. La deriva che ha portato ad un facilmente constatabile uso compulsivo della tecnologia, si è fatta strada da quel momento con mezzi propri e su terreni fertili.

In gadgetpersonalizzato.it rispondiamo ironicamente con i tre gadget in grado di far arrabbiare, soffrire, inorridire ogni smartphone. Tre gadget che dimostrano un evidente uso consapevole e maturo dell’oggetto e del suo contenuto. Che va bene non è più un semplice telefono, ma nemmeno riconsegna il gusto del cercare un significato sul vocabolario. Anche le 3mila pagine di un Devoto Oli danno l’effetto dello scrolling infinito.

Gadget di dichiarato uso consapevole smartphone numero 1: Filo. È un dispositivo che aiuta a ritrovare le cose. Se lo si attacca ad un telefonino, è perché lo si perde spesso. E un impiego compulsivo non è compatibile con le dimenticanze. Tra le varie funzioni trova cose di Filo, c’è il pulsante che fa risuonare lo smartphone e permette di ritrovarlo al volo. Sentendoselo addosso, lo smartphone proverà una sensazione di rischio abbandono.

Gadget di dichiarato uso consapevole smartphone numero 2: Penna touch. Ne esistono in svariate versioni, tutti nella forma di una penna o matita. In testa hanno un gommino capace di un controllo perfetto del touch screen, anche con guanti o mani bagnate. Oltre le soluzioni “estreme”, è comodo, preciso e pratico. Lo smartphone soffrirà questa mancanza di contatto diretto.

Gadget di dichiarato uso consapevole smartphone numero 3: Notes recycle. Portare in coppia uno smartphone e un block notes total eco sottolinea l’importanza che si attribuisce alla propria traccia. Lo smartphone non si sentirà indispensabile.

L’articolo giunto al termine era per un uso consapevole dei dispositivi che lo sviluppo tecnologico ci mette in mano. Un impiego ragionato, contenuto nell’esigenza di lavorare, ritrovarsi e anche divertirsi. Nella giusta misura, gli si vuole anche bene allo smartphone. Il power bank con ventose lo farà sentire coccolato e rinfrancato.

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