Tra le ultime tendenze del merchandise promozionale spicca la crescente popolarità dei lunch box, i pratici contenitori alimentari con cui sempre più persone scelgono di portare il pranzo a lavoro. Ebbene sì, se fino a pochi anni fa quella della schiscetta, per dirla alla milanese, sembrava un’usanza destinata a scomparire di fronte al proliferare di mense aziendali e servizi di food delivery, lo scenario attuale suggerisce invece tutt’altra direzione. Il pranzo in ufficio è infatti sempre più homemade, come dimostrato dai tantissimi modelli di lunch box rinvenibili oggi in commercio: non una semplice moda passeggera, ma una scelta consapevole che parla di risparmio, salute e sostenibilità.
Il ritorno della “schiscetta”
Accessorio dalle origini antichissime (in Asia i primi esemplari risalgono al XII secolo!) e diffuso in tutto il mondo nelle sue varianti nazionali (dal dosirak coreano al tiffin indiano), il lunch box è oggi un articolo richiestissimo, un vero e proprio must have per chiunque prediliga uno stile di vita salutista e attento all’ambiente. Negli Stati Uniti l’ultimo trend è la bento mania, dove per bento si intende il tipico portavivande multiscomparto giapponese: con il suo design raffinato dal sapore orientale, il bento box spopola negli uffici americani favorendo una dieta equilibrata anche nel paese del “desk lunch”, cioè la pausa pranzo, solitamente a base di snack, consumata direttamente alla propria scrivania.
Se a livello globale si rileva quindi una macro-tendenza di carattere salutista-ambientalista, com’è la situazione nel nostro paese? Quali sono le principali abitudini degli italiani durante la pausa pranzo?
Al riguardo sono interessanti i dati emersi da alcune recenti ricerche, a partire dal rapporto annuale 2019 sul settore della ristorazione condotto da Fipe (Federazione Italiana Pubblici Esercizi), dove vengono indagati i nuovi stili alimentari nel Bel Paese. Il documento parla chiaro: siamo sempre più consapevoli del rapporto cibo/salute (con un 71,8% degli intervistati che si informa su qualità e provenienza dei prodotti!), pranziamo fuori casa sempre più spesso e dedichiamo una crescente attenzione allo spreco.
Si rafforza così un trend di alimentazione salutare e eco-friendly confermato anche dall’ultima indagine condotta da Nomisma per l’Osservatorio Buona Pausa Pranzo di Cirfood: il 43% dei lavoratori intervistati ha infatti dichiarato di pranzare in ufficio almeno 2/3 volte a settimana, di cui il 65% consuma pasti cucinati e portati da casa, preferibilmente light e naturali. È evidente che in questo scenario il lunch box si presta a diventare il perfetto alleato per una pausa pranzo salutare e green, oltre ad essere particolarmente conveniente dal punto di vista del risparmio economico.
Design e materiali: quale lunch box scegliere?
Che il lunch box sia di tendenza è appurato, anche sui social. Basta una veloce ricerca su Instagram per trovare centinaia di fotografie con contenitori ripieni di pietanze dall’aspetto invitante. Oltre all’estetica del food, a saltare subito all’occhio è la grande varietà di modelli disponibili, con tantissime combinazioni di forme, dimensioni e materiali. Non stupisce quindi che il lunch box rappresenti un’ottima idea per il marketing aziendale, diventando un gadget personalizzato particolarmente allettante per tutte quelle aziende che intendano distinguersi con regali originali e virtuosi. Come scegliere il giusto lunch box?
Per quanto riguarda il design, i parametri da considerare riguardano innanzitutto la sua portabilità, essendo la facilità di trasporto la condizione base che ne determina l’utilizzo. Si tratta quindi di studiare il target di riferimento, senza dimenticare di rapportarlo alle caratteristiche del luogo di lavoro. Quali sono le abitudini alimentari dei propri dipendenti? In azienda sono presenti forni a microonde o frigoriferi con cui poter scaldare o conservare il cibo? Termici, multifunzione, muniti di set di posate: i modelli vanno dai protitipi più classici a versioni più elaborate, come i multiscomparto in stile orientale o quelli strutturati in ripiani impilabili che ricordano i tiffin box indiani.
Si apre poi lo sconfinato mondo dei materiali di produzione. Quella legata ai materiali è una valutazione dirimente, strettamente collegata al tipo di messaggio che l’azienda intende comunicare con i propri gadget promozionali. Se la plastica infatti continua ad essere il materiale più diffuso, questo non vuol dire che non esistano alternative innovative con cui differenziarsi, a partire dal variegato universo dei materiali ecologici. Bamboo, gluma di riso, fibra di grano: sono tante le soluzioni possibili per un portapranzo in grado di coniugare design e sostenibilità ambientale. Evergreen dei materiali amici dell’ambiente sono anche l’acciaio inossidabile e il vetro, entrambi estremamente durevoli e completamente riciclabili.
Quando si parla di contenitori alimentari bisogna del resto prestare particolare attenzione alla loro sicurezza in termini di conservazione del cibo. Nel caso della plastica, ad esempio, è fondamentale assicurarsi che sia BPA-free, ovvero priva di bisfenolo A, composto chimico potenzialmente dannoso per l’uomo. Da questo punto di vista, i materiali naturali sono preferibili: per garantire resistenza e compattezza, tra il rivestimento esterno ed interno è di norma presente un inserto in PP che li rende adatti all’utilizzo in lavastoviglie, nonché ad essere riposti nel freezer.