Immaginiamo un classico piovoso autunno inglese a metà del ‘500 e un aristocratico curioso in perlustrazione nei suoi possedimenti.
Chissà cosa deve aver pensato il nobile Cumberland, della omonima contea quando, complice una violenta tempesta, scoprì quell’ enorme e ricco giacimento di grafite. Non ipotizzò certo che quel minerale avrebbe rappresentato una svolta nel mondo della scrittura ma ne osservò con stupore le prime applicazioni. E subito furono i pastori ad utilizzarla: un materiale così morbido e con un segno così deciso anche al minimo contatto si rivelò ideale per marcare le pecore dei loro greggi.
E così fu, fino a che, qualche decennio dopo, gli italiani Lyndiana Benaccorti e suo marito ( o fratello ) Simonio rivoluzionarono la storia con il loro progetto di fissare l’anima di grafite in un involucro cilindrico di legno di ginepro. La matita come la conosciamo oggi é in effetti un piccolo concentrato di ingegneria ………..al quale forse non abbiamo mai fatto caso.
Finalmente a metà del ‘700 ci pensarono i tedeschi ad iniziare la prima produzione industriale. Così la matita moderna nacque nella fabbrica Faber a Nuremberg dove venne messo a punto un processo che inseriva tra due fogli di legno, questa volta di cedro, poi incollato, una anima di grafite…..quella che oggi chiamiamo mina.
Ma anche i francesi ci “misero del loro”! Fu il normanno Nicholas Jacques Conte, scienziato eclettico appassionato di pittura, a sperimentare per primo una miscela di polvere di grafite e argilla scoprendo ben presto che la sua alchimia avrebbe prodotto diversi livelli di durezza. Nel gennaio 1795 monsieur Conte depositò il brevetto n° 32!!
Si dovette però aspettare quasi un secolo perché tale mister Lipman di Filadelfia brevettasse la prima matita con gomma. Era il 1858 e il cartolaio del New Jersey solo quattro anni dopo rivendette la sua invenzione per 100mila dollari …………somma davvero considerevole per l’epoca. Quella piccola ghiera metallica che oggi ci appare tanto banale fu la “ciliegina sulla torta”!
Ma ci siamo mai domandati, osservando il display delle matite tecniche in cartoleria con bel 22 tipologie di mine, da cosa deriva il loro grado di durezza? Al Liceo la favorita era la HB, durezza media, ma ci sono le EE che sono morbidissime, le B che sono morbide, e le H che sono invece durissime. E il segno? le più morbide ci regalano un nero intenso e le più dure sono d’obbligo per il disegno tecnico.
Infine una piccola stranezza! Negli Stati Uniti ancora oggi il 75% delle matite é in colore giallo . Già…….perché gli americani, che acquistavano grafite cinese considerata allora la migliore del mondo, ( e in Cina il giallo é un colore associato al rispetto, alla nobiltà, alla superiorità ) hanno continuato a produrle di quel colore……per dimostrarci quanto la tradizione sia “dura a morire”.
……………..e forse non sapete che anche l’Italia ha avuto e sfruttato giacimenti di grafite. Nelle valli pinerolesi del Piemonte si estraevano alla fine dell’800 oltre 84 tonnellate di minerale ogni anno e a Monterosso Calabro possiamo ancora avere il privilegio di visitare la miniera che favorì l’unico azzeramento del tasso di disoccupazione che la Calabria abbia mai conosciuto. Bei tempi!
Di quel periodo breve ed intenso accontentiamoci di aver ereditato un affascinante esempio di archeologia industriale.