Dimmi come scrivi e ti dirò chi sei!

Oggi molti di noi scrivono più spesso con un dispositivo che con una penna e per rendersene conto è sufficiente pensare a situazioni tipiche della nostra routine quotidiana.
Se ci guardiamo attorno mentre andiamo al lavoro a bordo di un mezzo pubblico noteremo come la maggior parte delle persone siano chine con lo sguardo sui propri smartphone e tablet, con le dita che impazzano su schermi tattili e tastiere. Quante volte ci capita di vedere qualcuno estrarre una penna ed iniziare a scrivere su un foglio di carta? Tale pratica è diventata talmente rara da destare la nostra curiosità, come se l’utilizzo della penna avesse un qualche profilo nostalgico, tipico dello scrittore “analogico”, non interessato a condividere nell’immediato le proprie annotazioni.
Una volta arrivati a destinazione ed entrati in ufficio, nonostante i portapenne stracolmi che campeggiano sulle nostre scrivanie, passeremo la giornata a digitare sulla tastiera del nostro computer, dovendo essere i più veloci e chiari possibile nel rispondere ad email, redarre documenti e pubblicare aggiornamenti.
Nel giro di pochi anni i mezzi di comunicazione e di espressione personale sono diventati sempre più portatili e interattivi, delineando un contesto ipertecnologico in cui le parole d’ordine sono velocità e interconnessione. Le nostre esigenze in termini di funzionalità si sono diversificate anche e soprattutto per quanto riguarda la scrittura, perciò non stupisce che l’utilizzo della penna da scrivere sia sempre meno frequente e che il nostro raccontare passi sempre per una interazione diretta.
Il progressivo abbandono della scrittura a mano risulta particolarmente evidente se si considera il luogo per eccellenza dedito all’apprendimento, ovvero l’ambiente scolastico.
Nel 2014 il Dipartimento di Istruzione dell’Indiana ha avviato un progetto che mira a rendere facoltativo l’insegnamento della scrittura a mano nell’ottica di introdurre quello obbligatorio della scrittura tramite tastiera. Per quanto riguarda il contesto europeo, è la Finlandia, da sempre considerata all’avanguardia nel campo dell’istruzione, ad avere recentemente annunciato che a partire dal 2016 sarà promosso un progetto educativo in cui il ruolo della scrittura in corsivo sarà sempre più marginale a favore di una intensificazione dell’uso della tastiera e degli schermi touch screen.
Numerosi psicologi però hanno criticato tali soluzioni sottolineando come esista un legame tra scrittura a mano e sviluppo educativo. Scrivere con la penna avrebbe infatti un effetto stimolante a livello neuronale, favorendo la memorizzazione e quindi l’apprendimento.
La penna conserva qualcosa in più del ruolo nostalgico che tendiamo ad attribuirle. Continuerà a capitarci di doverne chiedere una in prestito e continuerà ad essere saggia l’abitudine di tenerne sempre una in borsa, così come non è un caso che in ufficio, di fianco al nostro computer, sia sempre presente un blocco note.
La scrittura a mano non è insomma destinata a scomparire, sono i supporti su cui praticarla che sono cambiati. Questo richiede che il più classico strumento di scrittura si adatti e si rinnovi, in modo da potere interagire con i nostri onnipresenti smartphone e tablet. Il risultato è la penna touch screen che, con un’estremità coperta da una morbida superficie, consente di scrivere direttamente sugli schermi dei nostri dispositivi e con l’altra su una pagina bianca.
Lo strumento in sè non rappresenta una novità. Era il 2007 e Steve Jobs stava presentando al mondo dal palco del MacWorld il primo prototipo di iPhone. Dopo avere illustrato le linee del modello, chiese con tono sarcastico alla sala gremita <<Who wants a stylus?>> ottenendo in risposta una fragorosa risata.
Fervido sostenitore delle dita come migliore sistema di controllo degli schermi tattili, Jobs ha concepito l’iPhone in modo che risultasse superfluo l’utilizzo di altre periferiche di input, considerate obsolete.

Ma l’annuncio della morte dello stylus si è poi rivelato prematuro e mentre Mr. Jobs ha incassato la risata irriverente dei suoi fans i possessori di I-pad e tablet continuano a preferire di gran lunga la penna toch al polpastrello.

E se “ done is better than perfect” si sappia che lo stylus è vivo e lavora!

 

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